BXVI NON FURONO GLI EBREI A
CONDANNARE GESU’?
Innanzi
tutto, mi perdonerà Sua Grazia Pontefice massimo BXVI , se un semplice essere
umano può dissentire dal suo discorso?
Trovo questa
assoluzione strategica, più che reale.
Anzitutto che il vangelo mai parla di razzismo, è
assodato, anche perché Dio non è razzista, sarebbe una bestemmia al solo
pensarlo, io non l’avrei neppure considerata questa eventualità. Ma forse dai
suoi pensieri, qualcuno le avrà fatto notare che forse potrebbe esserci un
sentore di razzismo, ma questo pensiero è solo unicamente umano, non certo
divino. Oltretutto è anche un pensiero, che vorrebbe sott’intendere che Dio ha
delle preferenze spiccate e si vorrebbe in qualche modo far credere, anche in un
modo latente, che Gesù possa anche vagamente pensato ciò. Cosa assolutamente
falsa. Quindi aver posto questo dilemma
sul razzismo di Cristo dicendo che “non sarebbe una concezione razzista”,
secondo il mio modesto punto di vista è errato, sarebbe stato meglio nemmeno
proporlo, per non dar adito a chiacchiericci fuori luogo. Poi Lei sa più di me!
Poi il fatto stesso che secondo la Sua frase o sintesi
di farsi, Pilato sia un dittatore come tanti nella storia, si sa, ma questa
frase, parrebbe portare il lettore verso un pensiero come se si volesse scaricare
su Pilato la vera responsabilità della morte di Cristo, quindi in sostanza
sarebbero stati non gli Ebrei come popolo, ma bensì i romani stessi, veri
cattivi della situazione.
Innanzi tutto, nessuno di noi può sapere con assoluta
precisione quanti in quella folla di popolo, erano i seguaci di Barabba e i
seguaci di Gesù e quanti si potessero trovare in quelle circostanze anche
richiamati dall’evento, sappiamo bene quanto sia grande la curiosità del
popolo,anche oggi è così, per cui sicuramente la folla sarà stata formata da
due fazioni minori e una che era realmente il popolo ebraico, in numero
sicuramente maggiore, per cui l’incitamento dei seguaci di barabba e non
dimentichiamoci che sicuramente ci saranno stati anche una parte dei sacerdoti
del tempio presenti, per assistere alla vendetta finale, quindi probabilmente
visto che in sostanza erano loro i veri, accusatori di Cristo, sono stati loro
a porlo a morte, come dice anche Lei BXVI, in definitiva, non tanto il popolo
stesso, ma quando l’incitamento della folla iniziò a dibattersi tra i due
schieramenti sicuramente qualcuno aiutò i seguaci di barabba a far la voce più
grossa, questi potevano essere solo i sacerdoti del tempio contrari a Cristo. Per
cui l’incitamento e l’influenza di questi ha portato la gran parte del popolo
ad esserne influenzata, senza magari volerlo effettivamente, ma sappiamo bene
che quando satana prende gli animi della gente poi questa perde la testa e
ammette di sua volontà anche abomini.
Ora chi condannò realmente Cristo? Lo si comprende
bene, furono innanzi tutto il Sinedrio contrario a Cristo, prima del giudizio
finale, poi la folla irretita dai seguaci di Barabba, ma i romani sicuramente
non lo condannarono, non avevano motivo per farlo, quindi ne rimasero fuori,
anche se poi Pilato non sapendo cosa fare, prese quella triste decisione, ma
come sappiamo e come ben Cristo stesso ci fa capire, le cose dovevano andare
così, per cui Lei BXVI avrà pensato, se le cose dovevano andare così, non è
colpa di nessuno, è qui che si sbaglia, gli ebrei prima di tutto il Sinedrio
era libero nella sua decisione se credere o meno a Cristo, figlio di Dio, e
anche il popolo poteva schierasi dalla parte giusta. Dio Padre ha aspettato
comunque sia, la loro decisione anche se Esso sapeva già che le cose sarebbero
andate in quel modo. Quindi non si può dire gli Ebrei non sono colpevoli, possiamo
dire però che i veri colpevoli era la classe sacerdotale del popolo Ebraico
furono loro i veri mandanti, furono loro che veramente vollero la condanna di
Gesù, prima ancora della scelta di quella piccola porzione di popolo. Definita da
Giovanni come “Giudei” cioè abitanti della Giudea. Poi il fatto che Lei dica, ridotando Marco: “
una quantità di gente la “massa” e la vuole identificare come sostenitori di
Barabba, non è possibile, sicuramente erano presso quel luogo un certo numero
di sostenitori e facinorosi ma non certo una massa, sarebbe stato impossibile
per l’alta concertazione dell’esercito Romano. Ovvio che non si indica il popolo, a parte che
forse il termine massa, sta proprio ad indicare un numero considerevole di
popolo, e quindi non si può escludere che il popolo dei giudei non fosse
presente, visto come detto sopra che sicuramente un evento di questo tipo, avrà
attratto una massa di gente proveniente non solo da Gerusalemme.
Infatti Matteo dice “tutto il popolo” e giustamente è
logico che sia così, mettendo assieme tutti gli scritti degli evangelisti, si
evince che oltre al sinedrio, furono proprio anche gli stessi Giudei, quindi
non possiamo escludere nessuno, solo perché dobbiamo allentare le tensioni
sociali verso un ampia amicizia con il popolo Ebraico, dopo tutto non è un
problema prettamente inerente le chiesa degli Uomini,ma semmai è un problema di
Dio, la chiesa può solo attestare i fatti, ma certamente non può sostituirsi e
non può modificare l’andamento della storia, ne modificare la verità dei fatti
avvenuti.
Il discorsoche Lei fa su Giuda mi sta bene, anche se lo trono un po’
debole, poi bisogna leggere il resto del libro perché questa è solo una
sintesi.
La politica non contiene mai la verità in se stessa,
chi pensa questo è un illuso, la politica è fatta di inganni e tradimenti, non
c’è spazio per la verità. Ma la chiesa non deve seguire la politica, se essa si
appoggia alla politica è finita sotto tutti i punti di vista, perché essere
vuole annullare la verità.
Se la moderna dottrina si pone la domanda “ cos’è la
verità?” significa che l’uomo di chiesa non ha capito nulla della sostanza del
Cristo, ne delle sue parole vere e sta ancora annaspando nel melma del mondo,
alla ricerca di una verità che fatica a vedere a scovare. Ecco perché la chiesa
nel corso di 2000 anni, ha commesso un marea di errori, ben poco ammessi dai
suoi appartenenti, perché essa non persegue, non comprende realmente le vere
parola celate da Cristo nella Sacra
scrittura, e forse non le vuole nemmeno comprendere, perché il comprenderle
comporta il fatto di doversi soffermare ed accettare la Verità di Cristo. Ecco il
perché Lei BXVI fa questo curioso discorso quasi a voler discolpare la chiesa
degli uomini, dalle incapacità di comprendere la vera volontà di Cristo!
Quindi chi non vuole applicare la Verità tutta intera,
è colui che preferisce vivere libero da Dio.
Visto che BXVI vuole correggere Matteo … applico come
faccio sempre in questi casi la regola d’oro dello Spirito Santo … e scrivo la
solita frase …
“Come può un apostolo, profeta, santo, correggere un
altro apostolo, profeta, santo, se in entrambi è presente lo Spirito Santo?”
Considerando che:
lo Spirito Santo è prefetto, non sbaglia mai, ne si contraddice,
mai cambia idea, e ciò che affermare è sempre la
verità!
Chi avrà ragione tra Joseph Ratzinger e l’Apostolo
Matteo?
O forse
sarebbe in questo caso più proficuo dire tra il ricordo dello Spirito S. e
BXVI?
Sicuramente Matteo esprime un concetto, non suo ma
dello Spirito Santo!!! Dato che gli apostoli per volontà di Cristo stesso
potevano ben ricordare ogni sua parola, in nome ,proprio di quello spirito. Però,
se ci si pone come pensiero, che gli apostoli possono aver sbagliato, si fa un
torto a Cristo e si mettono in discussione anche le sue parole, e la Sua
credibilità, non considerando vera, la promessa che Gesù fa dello Spirito
consolatore, che avrebbe loro insegnato, quello che dimenticavano.
Andando avanti di questo passo, si porrà mano a tutta
la scrittura, si potrà cambiare ogni cosa che a noi non faccia piacere, si potranno
cambiare le leggi eterne, e gli scritti di tutti gli apostoli …per la pace delle menti.
Poi su
quello che è discorso della festività di Pasqua, sono d’accordo con lei, quindi
la resurrezione è avvenuta non di domenica ma bensì di Sabato come sostengo
anch’io da tempo.
Però questo ha un sapore un strano, nel senso che se
fosse ripristinata la festa di Sabato mi starebbe bene, a meno che questo non
sia il preludio a sostegno della tesi del suo successore Francesco I°, che
vorrebbe spostare addirittura la festività ad un giorno più consono per venir
in contro al altri cristiani tipo gli ortodossi o i protestanti.
Il discorso che fa il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, secondo me è corretto, per
un motivo molto semplice, effettivamente a livello logico sarebbe stato giusto, che la chiesa dopo aver salvato tanti bambini essa avesse per lo meno chiesto alla comunità di quel tempo autorizzazione a tratterne
quei piccoli che non certo appartenevano alla comunità cristiana. Io capisco
che la chiesa in qualche modo ha solo voluto salvare quei piccoli dal massacro
e dalla deportazione in Germania, questo gli rende merito e nessuno può dir
nulla a tal proposito, anzi gli Ebrei dopo tutto dovrebbero pure riconoscergli
il merito di aver salvato queste piccole vite. Però al tempo stesso, obbiettivamente
e anche cristianamente la chiesa avrebbe dovuto restituire i piccoli alla loro legittima
comunità. Non possiamo sapere se quella comunità distrutta in quel momento
subito dopo al fine della guerra, avrebbe preso con se tutti quei piccoli,
potrebbe anche essere stata incapace di accudirli, poteva anche lasciarli alla
custodia della chiesa, perché no! Dopo tutto prendersi sulla proprie spalle centinaia
se non magliai di bambini ebrei, era un bel problema pure per la chiesa, ma soprattutto
per la quasi distrutta comunità ebraica.
Però ormai il danno è fatto e non
si può tornare indietro, penso che dopo tutto quello che vale non sia tanto che
questi giovani o anziani signori oggi siano o non siamo cristiani, ma il fatto
che l’intervento della chiesa, gli ha salvato la vita, solo per questo penso
che la comunità ebraica posso soprassedere e smetterla con queste dietrologie
che fanno solo male all’anima, dopo tutto anche gli Ebrei aspirano allo stesso
paradiso dei Cristiani. O No!
Finiamola con queste diatribe infinite, Gesù che è Dio
non vuole questo!
Ovviamente bisognerà leggersi il libro!
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Il Papa assolve gli Ebrei!
Non uccisero Gesù!
Nella seconda parte del suo "Gesù di Nazaret", in uscita il 10
marzo, Ratzinger rilegge la Passione
Papa Benedetto XVI
03/03/2011
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
«Satana entrò in Giuda che non riuscì a liberarsi». La seconda parte del Gesù
di Nazaret, il nuovo libro di Joseph Ratzinger che uscirà il 10 marzo per la
Libreria Editrice Vaticana, copre l’arco temporale della vita di Cristo
dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Resurrezione. Per il Papa, non fu tutto
il popolo di Israele a chiedere la condanna a morte di Gesù. Non furono gli
ebrei a condannare Gesù, il Vangelo non esprime una concezione razzista e la
decisione di Pilato di giudicare pragmaticamente e senza prendere in
considerazione il criterio della giustizia prefigura le grandi dittature della
storia. «Domandiamoci anzitutto: chi erano precisamente gli accusatori? Chi ha
insistito per la condanna a morte di Gesù? Nelle risposte dei Vangeli vi sono
differenze su cui dobbiamo riflettere. Secondo Giovanni si tratta semplicemente
dei “Giudei”», ma l’espressione, in questo evangelista, «non indica il popolo
d’Israele come tale, ancor meno ha un carattere “razzista”». Nel Vangelo di
Marco, poi, si parla di «una quantità di gente, la “massa”», da identificare
con i sostenitori di Barabba. «In ogni caso - spiega il Papa - con ciò non è
indicato “il popolo” degli Ebrei come tale».
Quando Matteo fa riferimento a «tutto il popolo», «sicuramente non esprime un
fatto storico», mentre «il vero gruppo degli accusatori sono i circoli
contemporanei del tempio». In questo modo il Papa tedesco, alla vigilia della
visita alle Fosse Ardeatine, tende la mano all’ebraismo con cui i rapporti
restano tesi. Ma il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, lamenta che «da
Benedetto XVI non c’è stata alcuna risposta decisiva sulla vicenda dei bambini
scampati alla Shoah, nascosti in conventi, battezzati e mai restituiti a quello
che rimaneva delle loro famiglie o comunità originarie, spesso lasciati ignari
delle loro origini».
Con grande cura, il Papa teologo presenta anche il dramma dell’apostolo
traditore, ricordando come Giovanni, che pure fu testimone diretto, si limiti
ad accennare «al fatto che Giuda, come tesoriere del gruppo dei discepoli,
avrebbe sottratto il loro denaro» e ad annotare «laconicamente» che dopo le
parole di Gesù sul fatto che sarebbe stato tradito da chi era seduto alla sua
stessa mensa, Giuda si servì e «dopo quel boccone, Satana entrò in lui».
Riaffermate le certezze di base, il libro è pieno di domande. Nel racconto
evangelico, ricorda il Pontefice, «il pragmatico Pilato» chiede a Gesù: «Che
cos’è la verità?». È la stessa domanda «che pone anche la moderna dottrina
dello Stato: può la politica assumere la verità come categoria per la sua
struttura? O deve lasciare la verità, come dimensione inaccessibile, alla
soggettività e cercare di stabilire la pace e la giustizia con gli strumenti
disponibili nell’ambito del potere? Vista l’impossibilità di un consenso sulla
verità, la politica puntando su di essa non si rende forse strumento di certe
tradizioni che, in realtà, non sono che forme di conservazione del potere?».
Il Papa si sofferma anche sulla data dell’Ultima Cena, scrivendo che ha ragione
il Vangelo di Giovanni e hanno torto i sinottici: «Al momento del processo di
Gesù davanti a Pilato, le autorità giudaiche non avevano ancora mangiato la
Pasqua e per questo dovevano mantenersi ancora pure». E dunque «la crocifissione
non è avvenuta nel giorno della festa, ma nella sua vigilia». Joseph Ratzinger
«corregge» soprattutto Matteo quando nel raccontare la condanna di Cristo parla
di «tutto il popolo», attribuendo a esso la richiesta della crocifissione. Un
brano «fatale nelle sue conseguenze», ma che «sicuramente non esprime un fatto
storico: come avrebbe potuto essere presente in tale momento tutto il popolo e
chiedere la morte di Gesù?».