Cristo
risposte a queste norme della chiesa...
1.
Se uno è diventato prete cattolico e ci ripensa non potrà mai
sposarsi in chiesa
Falso.
Un uomo che ha scelto di essere prete ed è stato ordinato da celibe
non potrà sposarsi e continuare ad esercitare il ministero
sacerdotale. Tuttavia può chiedere al Vescovo di essere dispensato
dal celibato; in quel caso potrà sposarsi in Chiesa, ma non svolgerà
più nessuna funzione ufficiale e pubblica. Resterà comunque prete
(il sacramento non si può annullare) e in caso di necessità o di
urgenza potrà e dovrà celebrare i sacramenti.
Da quando in qua, Cristo vi ha detto che esiste l'opzione di
ripensamento.
Gesù mi ha detto questo: “ quando io scelsi in mezzo al
popolo i miei discepoli, li scelsi bene e li cercai bene, sapevo che
divenuti miei non mi avrebbero più abbandonato, avrebbero portato
fino alla fine della loro vita, la missione che avrei posto sulle
loro spalle; per cui dico a voi, chi vuole seguirmi sappia che è per
sempre, e chi esce da me, non potrà prendere ne marito, ne moglie,
perché è sempre mio, nello spirito quanto nel corpo e che nessuno
nella mia chiesa può disporre diversamente, ma voi avete disposto
come vi ha fatto comodo creando una chiesa diversa difforme dalla mie
idee, dai miei pensieri, vi siete fatti leggi che non sono le mie
leggi, quando un uomo entra per sua volontà lo fa per tutta la vita
si sappia e non esiste nessuno, neppure un vescovo o il mio vicario
che possa disporre diversamente, perché questa è la mia volontà.
Queste norme sono vostre invenzioni, io non diedi mai a nessuno tale
parola. Se qualcuno nel passato vi detto diversamente ha fatto la sua
volontà non la mia”
2.
Se uno è sposato e ha la vocazione non potrà mai diventare prete
cattolico
Falso.
Nella Chiesa cattolica esistono diversi riti, alcuni dei quali, come
per esempio il rito bizantino, ammettono che una persona sposata
possa legittimamente diventare prete. Invece effettivamente il
rito romano (quello più conosciuto e praticato) ammette
l’eventualità dell’ordinazione sacerdotale solo ad un vedovo (in
quel caso il matrimonio non c’è più) o a determinate condizioni
in casi del tutto speciali a uomini sposati con moglie vivente.
Cristo
mi ha risposto: “ Io ho un solo rito, quello che il Padre mio ha
posto su di Me, non ho mille rivoli, solo perché voi avete
costituito mille chiese con mille idee, il rito è uno solo e solo
quello è quello vero, gli altri sono cose che non servono e non
contano, il mio rito è semplice e al tempo stesso glorioso; Io ho
posto e creato una sola chiesa, non due, tre o mille, ho creato una
sola legge non due, ho dato un solo verbo non due, ho una sola parola
non due, ho una sola lingua non due.”
“Se
uno è sposato e vuole seguirmi, rinneghi se stesso, lasci la sua
famiglia, dia tutto ai poveri e non alla chiesa e si faccia uno dei
miei, altro non c'è, ma prima si assicuri di aver chi può nutrire i
suoi figli e assicurar loro un futuro dignitoso ”
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3.
I preti cattolici sono stipendiati dal Vaticano
Falso.
Il Vaticano è uno Stato sovrano riconosciuto come tale dal diritto
internazionale e non ha competenza negli affari economici dei
cittadini di altri Stati. Nessun prete, per il fatto di essere prete,
assume automaticamente la cittadinanza vaticana. Tra i dipendenti dei
vari organismi dello Stato della Città del Vaticano possono figurare
anche alcuni preti; in questo caso il loro stipendio è regolato come
quello di qualunque altro lavoratore all’estero. Per tutti gli
altri preti valgono le regole dello Stato nel quale operano.
4.
I preti cattolici sono stipendiati dallo Stato Italiano
Falso.
Lo Stato Italiano, secondo la revisione del Concordato nel 1984, non
eroga più nessun emolumento per il clero cattolico. Gli unici preti
effettivamente stipendiati dallo Stato Italiano sono quelli che
figurano alle sue dipendenze (per esempio, docenti delle scuole ed
università pubbliche).
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Queste due affermazioni sono in contrasto tra di loro, se il Vaticano
non stipendia i suoi membri e neppure lo fa lo stato in cui risiedono
chi lì stipendia il gatto con gli stivali?
Cristo dal canto suo mi ha detto: “ Chiunque entri nella mia
chiesa diviene parte di Me, e con Me partecipa alla vita Eterna, se
lo stato del Vaticano pone le sue radici in Me esso è di Me di mia
proprietà, per cui qualsiasi membro mi dia i suoi voti di fedeltà a
Me è dello stato Vaticano che mi riconosce quale suo Dio. “
Per cui si comprende bene che quanto sopra esposto dallo stato
Vaticano è falso e fallace, perché tutti coloro che sono preti,
nello stato della chiesa che è lo stato Vaticano dove essa risiede,
sono suoi appartenenti ed ad esso fanno parte, perché se no ciò
significherebbe che lo Stato Vaticano non avrebbe nulla a che vedere
con lo stato della Chiesa e non appartiene a Cristo!
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5.
I preti cattolici non pagano né vitto né alloggio
Falso.
Se un prete risiede in Parrocchia è tenuto a partecipare alle spese
del proprio mantenimento, versando alla Parrocchia una quota
stabilita dal Vescovo per l’occupazione della sua stanza e per la
consumazione dei pasti. I preti religiosi (per esempio: francescani,
gesuiti, salesiani, eccetera) avendo fatto voto di povertà non sono
tenuti a nessun tipo di spesa, in quanto non possiedono nessun tipo
di reddito, e il denaro che ricevono a qualsiasi titolo deve essere
messo a disposizione della comunità. I preti che vivono in
un’abitazione distinta (né Parrocchia né convento né monastero,
ma per esempio casa di famiglia) devono pagarsi tutto.
Cristo mi dice: “ questo è giusto, ma la comunità
religiosa non deve cercare danaro da vedove ed altri soggetti, ne da
chi entra nelle sua stessa comunità. Non si prometta la vita eterna
in cambio di danaro, perché non la otterrà ne l'uno che dona i suoi
danari, ne chi lo chiede. Meglio vivere di acqua e pane che di vizi,
il resto farò Io, se mi credete”
6.
Tutti i preti cattolici fanno i voti di castità, povertà e
obbedienza
Falso.
Il grande universo dei preti si può distinguere in due categorie: i
preti (cosiddetti) diocesani e i preti (cosiddetti) religiosi. I
primi sono tali perché si pongono al servizio del Vescovo di una
Diocesi (per esempio: la Diocesi di Roma); in questo caso vengono
“incardinati” presso la propria Diocesi dove rimarranno
praticamente tutta la vita (se non vengono chiamati ad altri
incarichi o non scelgono di andare in missione). Costoro al momento
di essere ordinati emettono tre promesse: promessa di celibato,
promessa di obbedienza al proprio Vescovo e promessa di preghiera e
santificazione. I secondi (sacerdoti religiosi) sono chiamati tali
perché appartengono ad una famiglia religiosa (per esempio:
francescani, gesuiti, salesiani, eccetera); per aderire alla famiglia
religiosa e prima ancora di diventare preti sono tenuti ad emettere i
tre voti, quello di castità, quello di povertà e quello di
obbedienza. Rimarranno per tutta la vita inseriti in quella famiglia
religiosa, che disporrà del loro servizio secondo le necessità e la
vocazione.
Cristo risponde: “ Io non ho mai voluto dividere preti da
preti di serie A o B, ne di un tipo o dell'altro per me dovevate
essere tutti uguali ed un giorno tornerete tutti uguali, dovevate
essere tutti miei discepoli ed apostoli, null'altro io ho disposto,
voi invece vi siete divisi tra di voi, crescendo in orgoglio, e vi
siete dati titoli che io mai dissi a nessuno di darvi. Se io Figlio
del Dio Onnipotente ed Eterno il Padre Celeste che è Dio con Dio, mi
sono fatto piccolo tra gli ultimi, perché voi avete fatto quello che
io non vi ho comandato di fare? “ Tutte queste differenze tra di
voi, non hanno senso, non siete angeli e non siete diversi tra di
voi, ma tutti uguali tra gli uomini, più un uomo si crede grande e
più esso è piccolo ai miei occhi, più è umile e più io lo
innalzo nel mondo. Vi ripeto, se la chiesa non si fa povera ed
anch'essa non fa voto di povertà come può pretendere che i suoi
singoli si facciano poveri? Non può esistere nella comunità chi ha
più di altri, tutti gestiscono in egual modo la cosa di tutti,
altrimenti non c'è giustizia.”
7.
I preti cattolici possono fare carriera
S.E.
Mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno accoglie in diocesi il Sacro
Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (22 marzo 2014). Nella
foto: Cav. di Grazia ecclesiastico Don Placido Salvatore Bevinetto,
Comm. di Merito Edoardo Puccetti, Delegato Vicario Toscana Comm. di
Grazia ecclesiastico S.E. Mons. Simone Giusti, Vescovo di Livorno,
Cav. di Grazia ecclesiastico Don Rodolfo Rossi, Priore della
Delegazione Toscana Don Donato Mollica segretario del Vscovo, Cav.
di Grazia ecclesiastico Don Cristian Comini
(http://www.smoctoscana.it/2014.html)
Falso.
Non esiste una “carriera” tra i preti cattolici, simile a quelle
che si ritrovano in ambiente laico. Esiste una gradualità nel
sacramento dell’ordine sacro, che si compone di tre specifici gradi
con tre vocazioni e funzioni diverse: diacono, presbitero (prete) e
vescovo. Tutte le altre denominazioni, come per esempio papa,
cardinale, arcivescovo, patriarca, arciprete, generale, provinciale,
abate, priore, guardiano, ispettore, prefetto, rettore, parroco,
viceparroco, curato, cappellano, monsignore, eccetera, sono semplici
titoli ai quali, in certi casi, corrispondono alcuni compiti
distinti. Ma non esiste per i preti cattolici la possibilità
di “avanzamento di grado”, non esistendo né concorsi, né gare,
né posti da occupare, né strategie politiche da rispettare. È vero
che alcuni possono essere malati di carrierismo;
ma si tratta, appunto, di una malattia (a volte incurabile)…
Gesù risponde: “Nei cieli chi è molto in alto ha meno di
quello che sta molto in basso, così dovete essere voi, chi si pone
sopra agli altri a vigilare e condurre la comunità perché non
devii, deve stare sotto gli altri, che sono inferiori ad esso”
8.
I preti cattolici non vanno mai in pensione
Falso.
Dal punto di vista dello Stato Italiano, raggiunta l’età per il
ricevimento della pensione, come tutti i cittadini in regola con i
contributi anche i preti percepiranno una pensione in linea con
quanto versato. Dal punto di vista dei compiti svolti al servizio
della propria Diocesi o della propria famiglia religiosa, solitamente
i preti sono invitati a chiedere di essere dispensati da ogni
incarico raggiunta l’età di 75 anni. Dal momento in cui riceve
tale dispensa, un prete può sentirsi libero di svolgere qualsiasi
attività o di godersi il meritato riposo.
Gesù risponde:” La pensione per un consacrato non può
esistere, ho detto a Pietro ricordati che un giorno ci sarà qualcuno
che ti condurrà dove tu non vuoi, intendendo che quel giorno sarà
quello della sua vecchia, non era inteso solo quello che voi avete
dedotto, ma anche questo, intendevo dire che quel giorno ci sarà
qualcuno che dovrà prendersi cura di lui, e terminerà la tua vita
nelle chiesa. Cioè qualcuno si dovrà mettere a fianco di chi è
anziano e non si lasci un sacerdote anziano vivere da solo i suoi
anni più difficili, perché anche in questa fase della vita ci vuole
misericordia”
9.
I preti cattolici ricevono un lauto stipendio
Falso.
Lo stipendio dei preti è disciplinato da una legge canonica
nazionale e varia poco rispetto agli incarichi ricoperti. Il criterio
di fondo è che lo stipendio serve a sostenere una vita sobria e
dignitosa, non certo ad arricchirsi. Per i preti cattolici in Italia
la retribuzione netta media è simile a quella di un operaio, circa
900 € mensili. Se qualche prete mostra di avere qualcosa di
curiosamente sproporzionato al suo stipendio delle due l’una: o si
tratta di eredità di parenti o di guadagni illeciti…
Se stiamo a quanto è uscito in questi giorni possiamo dire che
questo discorso è parziale, e non guarda a tutto il clero ma solo
alla parte più debole di esso. Perché i cardinali e vescovi hanno
stipendi profumati e vivono in attici di lusso, ben diversi da quelli del parroco. Ma io
potrei personalmente portare dei casi, dove anche alcuni parroci sono
ben ricchi, ricordo di uno che possedeva più di 100 appartamenti e
palazzine, non so se erano tutti suoi o no.
L'ex-vescovo di Padova Mattiazzo possederebbe piantagioni di caffè in
Africa, certo che gli affari toccano tutti da quello che vedo e voi
cari preti non siete da meno.
Quindi quando fate omelie a sfondo
finanziario, prima guardatevi dentro cosa siete e poi potrete parlare
se voi non avete peccato come diceva appunto Cristo, "chi non ha
peccato scagli la prima pietra" qui invece vedo che tutti sono bravi
e pontificano, ma che pochi fanno veramente mia culpa.
Gesù
risponde: “Nei cieli chi è molto in alto ha meno di quello che
sta molto in basso, così dovete essere voi, chi si pone sopra agli
altri a vigilare e condurre la comunità perché non devii, deve
stare sotto gli altri, che sono inferiori ad esso, se Io mi sono reso ultimo, perchè voi che siete primi vi rendete re?”
L'ultima
l'ho tolta perché non ha alcun senso sul resto del contesto...e fa
pure ridere...
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