interessante articolo!!!
“”””Eppure «Francesco è papa
che giudica, sentenzia, assolve, condanna, promuove, rimuove. Ma nello stesso
tempo predica in continuazione che non si deve mai giudicare, né accusare, né
condannare». Ha compiuto una purga sistematica di prelati e teologi sgraditi a
lui e alla sua scuola, da don Antonio Livi a padre Cavalcoli; ha brutalmente
rimosso ministri vaticani come monsignor Piacenza; ha rimosso vescovi che in
Argentina detestava. Non c’è contrasto? Noi non dobbiamo giudicare, e sta bene;
ma lui giudica e trincia giudizi.”””” Ma se pensaste così, sbagliereste, non
avreste ancora compreso la sottigliezza e profondità della teologia
bergogliana. Il punto qualificante di tale teologia è il «non dare
spiegazioni». Colpire, epurare, insultare, rimuovere, senza dire il
perché.”””””
Papa Francesco-Bergoglio… potremo dire dire un perfetto incoerente , ma siamo certi che sia così? No!
Per noi che siamo veri cristiani e perfetti coerenti nelle vera fede di Cristo, è incoerente essere così.
Ma non per lui, che fa dell'incoerenza la sua coerenza....chiede di non giudicare
per sentirsi l'unico e il solo a dar giudizi e uccidere le vera fede, nella più
totale impunità, si è questo quello che sta facendo uccide la fede in Dio.
“””Ma se pensaste così,
sbagliereste, non avreste ancora compreso la sottigliezza e profondità della
teologia bergogliana. Il punto qualificante di tale teologia è il «non dare
spiegazioni». Colpire, epurare, insultare, rimuovere, senza dire il perché. Ciò
è la conseguenza necessaria del fatto che la Chiesa bergogliana si vuole a-dogmatica. Avendo
«superato» i dogmi, non deve
più giustificare le punizioni
che commina accusando la vittima di qualche violazione dogmatica o dottrinale;
altrimenti si torna nel vecchio sistema, dove l’ortodossia veniva usata come
arma per sorvegliare e punire. Oggi, si punisce senza esprimere il motivo — la
conseguenza necessaria del superamento della dottrina è che le punizioni
continuano a fioccare, ma nel mutismo. Non si può, non si deve motivare il
perché.
E nella nuova teologia
a-dogmatica, tutta pastorale e caritativa, la bastonatura e la punizione si
accordano splendidamente, armonicamente, con la frase «chi sono io per giudicare..?». Si rallegri il bastonato: nessuno lo
sta giudicando. Non si istruisce più un processo canonico, non si eleva
un’accusa formale e formulata in parole (da cui l’accusato potrebbe persino
cercar di difendersi, questo pipistrello untuoso e triste) – non siamo più ai
tempi dell’Inquisizione, li abbiamo superati! – ora si danno botte da orbi nel
buio, si bastona e basta. Il bastonato non chieda perché. Il perché non si può
esprimere, non si deve esprimere. È la a-teologia a-dogmatica che lo richiede.
Ciò ricorda un pochino le
procedure staliniane, dove a comminare 25 anni di lager («un quartino» di
secolo) o la morte era non un tribunale, ma una commissione di tre funzionari
del Partito, la cosiddetta Troika Amministrativa. Al tremebondo cittadino che
gli avevano trascinato davanti, la
Troika chiariva allegramente: noi non ti accusiamo di aver
fatto nulla; ti sbattiamo al Gulag per il fatto che sei un borghese. Per
questo, non abbiamo bisogno di trovarti una colpa; ci basta di accertare la tua
identità: sei un borghese, dunque un nemico del proletariato. In Siberia! Un
quartino! Ed era fatta.””””
Ecco senza accorgersene chi
ha scritto il testo, non ha notato di aver scritto una parte futura del
presente prossimo imminente, quanto si legge qui sopra sarà esattamente quello
che avverrà fra un po’ di tempo, ma espresso in senso mondiale non più solo da
un autorità papale ma bensì direttamente
in seno ad un autorità polizia-giudiziaria. Questo modo di fare e questa
logica bergogliana fra un po’ sarà adottata direttamente dalla magistratura e
dagli stati. I prossimi saremo noi fedeli a capitolare, state certi. “”Oggi, si
punisce senza esprimere il motivo —“” e domani sarà peggio, si ucciderà senza
motivo.
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