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lunedì 3 agosto 2015

BXVI NON FURONO GLI EBREI A CONDANNARE GESU’?

BXVI NON FURONO GLI EBREI A CONDANNARE GESU’?


Innanzi tutto, mi perdonerà Sua Grazia Pontefice massimo BXVI , se un semplice essere umano può dissentire dal suo discorso?
Trovo questa  assoluzione  strategica, più che reale.  
Anzitutto che il vangelo mai parla di razzismo, è assodato, anche perché Dio non è razzista, sarebbe una bestemmia al solo pensarlo, io non l’avrei neppure considerata questa eventualità. Ma forse dai suoi pensieri, qualcuno le avrà fatto notare che forse potrebbe esserci un sentore di razzismo, ma questo pensiero è solo unicamente umano, non certo divino. Oltretutto è anche un pensiero, che vorrebbe sott’intendere che Dio ha delle preferenze spiccate e si vorrebbe in qualche modo far credere, anche in un modo latente, che Gesù possa anche vagamente pensato ciò. Cosa assolutamente falsa.  Quindi aver posto questo dilemma sul razzismo di Cristo dicendo che “non sarebbe una concezione razzista”, secondo il mio modesto punto di vista è errato, sarebbe stato meglio nemmeno proporlo, per non dar adito a chiacchiericci fuori luogo.  Poi Lei sa più di me!

Poi il fatto stesso che secondo la Sua frase o sintesi di farsi, Pilato sia un dittatore come tanti nella storia, si sa, ma questa frase, parrebbe portare il lettore verso un pensiero come se si volesse scaricare su Pilato la vera responsabilità della morte di Cristo, quindi in sostanza sarebbero stati non gli Ebrei come popolo, ma bensì i romani stessi, veri cattivi della situazione.

Innanzi tutto, nessuno di noi può sapere con assoluta precisione quanti in quella folla di popolo, erano i seguaci di Barabba e i seguaci di Gesù e quanti si potessero trovare in quelle circostanze anche richiamati dall’evento, sappiamo bene quanto sia grande la curiosità del popolo,anche oggi è così, per cui sicuramente la folla sarà stata formata da due fazioni minori e una che era realmente il popolo ebraico, in numero sicuramente maggiore, per cui l’incitamento dei seguaci di barabba e non dimentichiamoci che sicuramente ci saranno stati anche una parte dei sacerdoti del tempio presenti, per assistere alla vendetta finale, quindi probabilmente visto che in sostanza erano loro i veri, accusatori di Cristo, sono stati loro a porlo a morte, come dice anche Lei BXVI, in definitiva, non tanto il popolo stesso, ma quando l’incitamento della folla iniziò a dibattersi tra i due schieramenti sicuramente qualcuno aiutò i seguaci di barabba a far la voce più grossa, questi potevano essere solo i sacerdoti del tempio contrari a Cristo. Per cui l’incitamento e l’influenza di questi ha portato la gran parte del popolo ad esserne influenzata, senza magari volerlo effettivamente, ma sappiamo bene che quando satana prende gli animi della gente poi questa perde la testa e ammette di sua volontà anche abomini.

Ora chi condannò realmente Cristo? Lo si comprende bene, furono innanzi tutto il Sinedrio contrario a Cristo, prima del giudizio finale, poi la folla irretita dai seguaci di Barabba, ma i romani sicuramente non lo condannarono, non avevano motivo per farlo, quindi ne rimasero fuori, anche se poi Pilato non sapendo cosa fare, prese quella triste decisione, ma come sappiamo e come ben Cristo stesso ci fa capire, le cose dovevano andare così, per cui Lei BXVI avrà pensato, se le cose dovevano andare così, non è colpa di nessuno, è qui che si sbaglia, gli ebrei prima di tutto il Sinedrio era libero nella sua decisione se credere o meno a Cristo, figlio di Dio, e anche il popolo poteva schierasi dalla parte giusta. Dio Padre ha aspettato comunque sia, la loro decisione anche se Esso sapeva già che le cose sarebbero andate in quel modo. Quindi non si può dire gli Ebrei non sono colpevoli, possiamo dire però che i veri colpevoli era la classe sacerdotale del popolo Ebraico furono loro i veri mandanti, furono loro che veramente vollero la condanna di Gesù, prima ancora della scelta di quella piccola porzione di popolo. Definita da Giovanni come “Giudei” cioè abitanti della Giudea.  Poi il fatto che Lei dica, ridotando Marco: “ una quantità di gente la “massa” e la vuole identificare come sostenitori di Barabba, non è possibile, sicuramente erano presso quel luogo un certo numero di sostenitori e facinorosi ma non certo una massa, sarebbe stato impossibile per l’alta concertazione dell’esercito Romano.  Ovvio che non si indica il popolo, a parte che forse il termine massa, sta proprio ad indicare un numero considerevole di popolo, e quindi non si può escludere che il popolo dei giudei non fosse presente, visto come detto sopra che sicuramente un evento di questo tipo, avrà attratto una massa di gente proveniente non solo da Gerusalemme.

Infatti Matteo dice “tutto il popolo” e giustamente è logico che sia così, mettendo assieme tutti gli scritti degli evangelisti, si evince che oltre al sinedrio, furono proprio anche gli stessi Giudei, quindi non possiamo escludere nessuno, solo perché dobbiamo allentare le tensioni sociali verso un ampia amicizia con il popolo Ebraico, dopo tutto non è un problema prettamente inerente le chiesa degli Uomini,ma semmai è un problema di Dio, la chiesa può solo attestare i fatti, ma certamente non può sostituirsi e non può modificare l’andamento della storia, ne modificare la verità dei fatti avvenuti.
Il discorsoche Lei fa su Giuda mi sta bene, anche se lo trono un po’ debole, poi bisogna leggere il resto del libro perché questa è solo una sintesi.

La politica non contiene mai la verità in se stessa, chi pensa questo è un illuso, la politica è fatta di inganni e tradimenti, non c’è spazio per la verità. Ma la chiesa non deve seguire la politica, se essa si appoggia alla politica è finita sotto tutti i punti di vista, perché essere vuole annullare la verità.

Se la moderna dottrina si pone la domanda “ cos’è la verità?” significa che l’uomo di chiesa non ha capito nulla della sostanza del Cristo, ne delle sue parole vere e sta ancora annaspando nel melma del mondo, alla ricerca di una verità che fatica a vedere a scovare. Ecco perché la chiesa nel corso di 2000 anni, ha commesso un marea di errori, ben poco ammessi dai suoi appartenenti, perché essa non persegue, non comprende realmente le vere parola celate da  Cristo nella Sacra scrittura, e forse non le vuole nemmeno comprendere, perché il comprenderle comporta il fatto di doversi soffermare ed accettare la Verità di Cristo. Ecco il perché Lei BXVI fa questo curioso discorso quasi a voler discolpare la chiesa degli uomini, dalle incapacità di comprendere la vera volontà di Cristo!

Quindi chi non vuole applicare la Verità tutta intera, è colui che preferisce vivere libero da Dio.

Visto che BXVI vuole correggere Matteo … applico come faccio sempre in questi casi la regola d’oro dello Spirito Santo … e scrivo la solita frase …

“Come può un apostolo, profeta, santo, correggere un altro apostolo, profeta, santo, se in entrambi è presente lo Spirito Santo?”
Considerando che:
lo Spirito Santo è prefetto, non  sbaglia mai, ne si contraddice,
mai cambia idea, e ciò che affermare è sempre la verità!
 Chi avrà ragione tra Joseph Ratzinger e l’Apostolo Matteo?
O forse sarebbe in questo caso più proficuo dire tra il ricordo dello Spirito S. e BXVI?


Sicuramente Matteo esprime un concetto, non suo ma dello Spirito Santo!!! Dato che gli apostoli per volontà di Cristo stesso potevano ben ricordare ogni sua parola, in nome ,proprio di quello spirito. Però, se ci si pone come pensiero, che gli apostoli possono aver sbagliato, si fa un torto a Cristo e si mettono in discussione anche le sue parole, e la Sua credibilità, non considerando vera, la promessa che Gesù fa dello Spirito consolatore, che avrebbe loro insegnato, quello che dimenticavano.

Andando avanti di questo passo, si porrà mano a tutta la scrittura, si potrà cambiare ogni cosa che a noi non faccia piacere, si potranno cambiare le leggi eterne, e gli scritti di tutti gli apostoli …per la pace delle menti.

Poi su quello che è discorso della festività di Pasqua, sono d’accordo con lei, quindi la resurrezione è avvenuta non di domenica ma bensì di Sabato come sostengo anch’io da tempo.
Però questo ha un sapore un strano, nel senso che se fosse ripristinata la festa di Sabato mi starebbe bene, a meno che questo non sia il preludio a sostegno della tesi del suo successore Francesco I°, che vorrebbe spostare addirittura la festività ad un giorno più consono per venir in contro al altri cristiani tipo gli ortodossi o i protestanti.

Il discorso che fa il rabbino capo di Roma,  Riccardo Di Segni, secondo me è corretto, per un motivo molto semplice, effettivamente a livello logico sarebbe stato giusto, che  la chiesa dopo aver salvato tanti bambini essa avesse per lo meno chiesto alla comunità di quel tempo autorizzazione a tratterne quei piccoli che non certo appartenevano alla comunità cristiana. Io capisco che la chiesa in qualche modo ha solo voluto salvare quei piccoli dal massacro e dalla deportazione in Germania, questo gli rende merito e nessuno può dir nulla a tal proposito, anzi gli Ebrei dopo tutto dovrebbero pure riconoscergli il merito di aver salvato queste piccole vite. Però al tempo stesso, obbiettivamente e anche cristianamente la chiesa avrebbe dovuto restituire i piccoli alla loro legittima comunità. Non possiamo sapere se quella comunità distrutta in quel momento subito dopo al fine della guerra, avrebbe preso con se tutti quei piccoli, potrebbe anche essere stata incapace di accudirli, poteva anche lasciarli alla custodia della chiesa, perché no! Dopo tutto prendersi sulla proprie spalle centinaia se non magliai di bambini ebrei, era un bel problema pure per la chiesa, ma soprattutto per la quasi distrutta comunità ebraica.   Però ormai il danno è fatto e non si può tornare indietro, penso che dopo tutto quello che vale non sia tanto che questi giovani o anziani signori oggi siano o non siamo cristiani, ma il fatto che l’intervento della chiesa, gli ha salvato la vita, solo per questo penso che la comunità ebraica posso soprassedere e smetterla con queste dietrologie che fanno solo male all’anima, dopo tutto anche gli Ebrei aspirano allo stesso paradiso dei Cristiani. O No!

Finiamola con queste diatribe infinite, Gesù che è Dio non vuole questo!


Ovviamente bisognerà leggersi il libro!
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Il Papa assolve gli Ebrei! Non uccisero Gesù!

Nella seconda parte del suo "Gesù di Nazaret", in uscita il 10 marzo, Ratzinger rilegge la Passione

Papa Benedetto XVI


03/03/2011
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO

«Satana entrò in Giuda che non riuscì a liberarsi». La seconda parte del Gesù di Nazaret, il nuovo libro di Joseph Ratzinger che uscirà il 10 marzo per la Libreria Editrice Vaticana, copre l’arco temporale della vita di Cristo dall’ingresso in Gerusalemme fino alla Resurrezione. Per il Papa, non fu tutto il popolo di Israele a chiedere la condanna a morte di Gesù. Non furono gli ebrei a condannare Gesù, il Vangelo non esprime una concezione razzista e la decisione di Pilato di giudicare pragmaticamente e senza prendere in considerazione il criterio della giustizia prefigura le grandi dittature della storia. «Domandiamoci anzitutto: chi erano precisamente gli accusatori? Chi ha insistito per la condanna a morte di Gesù? Nelle risposte dei Vangeli vi sono differenze su cui dobbiamo riflettere. Secondo Giovanni si tratta semplicemente dei “Giudei”», ma l’espressione, in questo evangelista, «non indica il popolo d’Israele come tale, ancor meno ha un carattere “razzista”». Nel Vangelo di Marco, poi, si parla di «una quantità di gente, la “massa”», da identificare con i sostenitori di Barabba. «In ogni caso - spiega il Papa - con ciò non è indicato “il popolo” degli Ebrei come tale».


Quando Matteo fa riferimento a «tutto il popolo», «sicuramente non esprime un fatto storico», mentre «il vero gruppo degli accusatori sono i circoli contemporanei del tempio». In questo modo il Papa tedesco, alla vigilia della visita alle Fosse Ardeatine, tende la mano all’ebraismo con cui i rapporti restano tesi. Ma il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, lamenta che «da Benedetto XVI non c’è stata alcuna risposta decisiva sulla vicenda dei bambini scampati alla Shoah, nascosti in conventi, battezzati e mai restituiti a quello che rimaneva delle loro famiglie o comunità originarie, spesso lasciati ignari delle loro origini».


Con grande cura, il Papa teologo presenta anche il dramma dell’apostolo traditore, ricordando come Giovanni, che pure fu testimone diretto, si limiti ad accennare «al fatto che Giuda, come tesoriere del gruppo dei discepoli, avrebbe sottratto il loro denaro» e ad annotare «laconicamente» che dopo le parole di Gesù sul fatto che sarebbe stato tradito da chi era seduto alla sua stessa mensa, Giuda si servì e «dopo quel boccone, Satana entrò in lui».


Riaffermate le certezze di base, il libro è pieno di domande. Nel racconto evangelico, ricorda il Pontefice, «il pragmatico Pilato» chiede a Gesù: «Che cos’è la verità?». È la stessa domanda «che pone anche la moderna dottrina dello Stato: può la politica assumere la verità come categoria per la sua struttura? O deve lasciare la verità, come dimensione inaccessibile, alla soggettività e cercare di stabilire la pace e la giustizia con gli strumenti disponibili nell’ambito del potere? Vista l’impossibilità di un consenso sulla verità, la politica puntando su di essa non si rende forse strumento di certe tradizioni che, in realtà, non sono che forme di conservazione del potere?».

Il Papa si sofferma anche sulla data dell’Ultima Cena, scrivendo che ha ragione il Vangelo di Giovanni e hanno torto i sinottici: «Al momento del processo di Gesù davanti a Pilato, le autorità giudaiche non avevano ancora mangiato la Pasqua e per questo dovevano mantenersi ancora pure». E dunque «la crocifissione non è avvenuta nel giorno della festa, ma nella sua vigilia». Joseph Ratzinger «corregge» soprattutto Matteo quando nel raccontare la condanna di Cristo parla di «tutto il popolo», attribuendo a esso la richiesta della crocifissione. Un brano «fatale nelle sue conseguenze», ma che «sicuramente non esprime un fatto storico: come avrebbe potuto essere presente in tale momento tutto il popolo e chiedere la morte di Gesù?». 


 


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Ho sempre scritto che personalmente divido i testi che Dio da me, da quelli che non sono dati da Dio a me, apponendo al testo il termine Messaggio, per far capire che il testo viene da Dio, mentre dove non vi è scritto"MESSAGGIO" sono io che scrivo e quindi da prendere con le pinze, non farò mai come facevano i profeti di un tempo che mescolavano i loro pensieri ai testi ricevuti da Dio , per cui tutto diveniva di Dio, anche le eresie, poi insegnate anche attualmente dalla chiesa ai successori."Bisogna anche dire che data l'istruzione che ricevetti da Dio fin da bambino, è indubbio che alle volte faccio uso di essa, però posso sempre errare, non sono Dio!